Un presupposto è d’obbligo: il caldo può dare alla testa.
Detto questo mi immergo nella disquisizione che mi gira per il cervello da un’eternità: le parole.
No, non quelle che sto usando ora per scrivere quello che, negli anni, diventerà la prova provata o della mia “pazzia” o della certezza che sono una vera e propria intellettuale incompresa dai più. Ai posteri l’ardua sentenza.
Dunque, mi sono imbattuta, non tanto casualmente a dir la verità, in un articolo-saggio e chi più ne ha più ne metta su Internet. Il titolo? “Da clangore a edule il web adotta le parole perdute” (La Repubblica, 14 settembre 2011). E mi sono resa conto che non sono l’unica persona in circolazione che crede nel significato profondo delle parole e nella forza che queste, se ben assimilate tramite la lettura di un bel libro o l’ascolto del linguaggio umano, possono avere.
Un esempio? Chi di voi non adora delle parole particolari? Credo che tutti abbiano almeno una parola che gli “fa girare la testa” (il principe azzurro fa più effetto ve ne do atto ma per il momento aspettiamo, speriamo e giochiamo con le parole!)…
Bene, le mie sono diverse. Non vi spaventate ma adoro alla follia termini come PLUMBEO, quel cadere della voce sulla U, il conseguente passaggio alla M e l’apertura della BEO…Se sussurrato viene pure meglio! PLU-M-BEO… Ti da già l’idea di un castello diroccato, sommerso dal grigio plumbeo del cielo ammantato di nuvoloni zeppi di pioggia…E sei subito da un’altra parte con il cervello…Lontano dal caldo e dall’afa.
Altro termine, altra corsa: CARTIGLIO. Spettacolare. Già il nome e il significato portano a tempi andati (gli egiziani insegnano in effetti). E ti si prospettano di fronte tanti disegnini, geroglifici (bella anche questa!), che ti parlano di epoche passate e misteri insoluti… Senza contare il divertimento quando, persa nella pagine di un bel libro, incontri un termine che non avevi mai sentito prima: INGOLLARE. Bere velocemente. Beh, l’idea del tracannare un bel bicchierozzo di rhum nel peggior bar di Caracas te la da proprio! Oppure SORBIRE! Stupendo anche questo…Questa volta è la campagna inglese che ti segue e ti pennella di fronte agli occhi un bel thè delle cinque con tanto di servizio in ceramica e crinoline di ordinanza…
Una parola, cosa può fare? Tanto.
Consiglio spassionato anche per la sottoscritta: preserviamole e non dimentichiamoci mai come e perché usarle e ci si aprirà un mondo perlopiù inesplorato…
Hell yeah! Si, si e si! Bel pezzo! Le parole e il suono che trasmettono nell’etere mi fanno ricordare l’epoca delle radio libere, e se qualcosa ti fa ricordare un fatto mai vissuto, beh allora e’ forte!
Non se lo avresti mai detto ma mi e’ capitato di pensare alle parole e al loro suono (ovviamente tutto influenzato dal significato che hanno per me).
“aTTRito” “sCHiaFFo” ….che doppie!