“Torte di mele, biscotti croccanti, bianchi vapori dai treni sbuffanti, quando ti portano a letto il caffè, ecco le cose che piacciono a me!”
Non lo nego, sentendo questa melodia il mio cuore sobbalza ogni volta da almeno venticinque anni. L’esatta metà dell’età stessa di questo film: Tutti Insieme Appassionatamente, l’unico ed inimitabile The Sound of Music.
C’è qualcosa di tacitamente detto tra me e questa pellicola, qualcosa che va oltre il semplice modo di vedere un film. Io questo film lo sento, lo vivo, lo assaporo in ogni sua più piccola parte, in ogni sua nota, in ogni sua piccola (se mai ce ne fosse) imperfezione.
Questo film sono io.
L’esuberanza di Maria, l’impassibilità del comandante Von Trapp, l’ingenuità di Liesl (Dio come mi piace questo nome!), l’altezza di Friederich, la semplicità di Louisa, la giocosità di Kurt, l’amore per la lettura di Brigitta, la curiosità di Martha, la tenerezza di Gretl. Tanti nomi che, negli anni, sono diventati per me così familiari da renderli, di fatto, una seconda famiglia. Non passa troppo tempo da una visione e l’altra, lo ammetto. E il tempo è talmente poco che riesco ogni volta a ricordare le battute a memoria. E non mi stancherei mai di ripeterle. Salisburgo è diventata per me una seconda casa. L’atmosfera che vi si respira è magica come il film e gli attori che hanno solcato quelle strade cinquant’anni fa. Come diceva la cara reverenda madre “prendere un raggio al sole non si può”, ed è vero, terribilmente. La felicità che scaturisce da questo film è intramontabile, un raggio di sole che continua a colpire migliaia e migliaia di generazioni, sempre con la stessa, bellissima, intensità. A volte mi ritrovo a canticchiare le melodie che accompagnano, magistralmente, il film, e non me ne stanco mai. Un brivido mi passa lungo la schiena tutte le volte che gli archi intonano in crescendo le prime note dell’Overture/Preludium. Prima i violini, poi i tamburi, poi i fiati, in un crescendo che sfocia nel mio stomaco così forte da togliermi il respiro per poi passare alla rassegna di quelle melodie che hanno fatto e continuano a far parte della mia vita (anche ora che sto scrivendo con la colonna sonora che suona dal mio pc continuo ad avere brividi).
Si può essere così terribilmente geni? Rodgers & Hammerstein prima e Robert Wise poi hanno creato la perfezione. Non ho paura di dirlo. Perchè The Sound of Music è perfezione, in tutto il suo essere così terribilmente familiare, canterino, amorevole e duraturo.
Sono passati esattamente cinquant’anni dalla prima, il 2 marzo 1965. Inutile negarlo, non c’ero.
Però questa pellicola è diventata parte di me con il tempo, un mito in cui immedersimarmi, una calda ed accogliente casa dove rifugiarmi quando cerco le cose che piacciono a me, un luogo sospeso nel tempo dove “se son triste infelice e non so il perchè, io penso alle cose che amo di più e torna il seren per me”, continuamente. Con il tempo mi sono creata una bella collezione di testi, biografie e dvd/cd su questo capolavoro. Sarò pazza. Forse sì, forse no ma se c’è una cosa che ho capito con il tempo, e con questo film, è che se hai delle passioni, dei motivi per essere felice devi, strenuamente, tenerteli stretti, sempre e comunque.
The Sound of Music
50 anni di sogni
50 anni di canzoni
50 anni di bellezza
50 anni di assoluta perfezione
Auguri!