Good Morning Friendsssssss!!!
Non sto nella pelle, o per la precisione non ci sto più da tipo dieci giorni. I migliori dieci giorni della mia vita.
Il viaggio dei sogni: AMERICA – WEST COAST!!!
Sono tornata da un giorno e già mi manca…quegli spazi sconfinati, la bellezza che riesci a toccare con mano, la perenne sensazione che lì tutto, ma proprio tutto, può essere fatto se solo hai la buona volontà di farlo, l’ospitalità della gente, il perenne cielo azzurro e il perenne tepore del sole. Ma sto divagando. Andiamo per gradi. Dunque dunque.
27 DICEMBRE 2014
Partenza con il volo del mattino (ore 6.30) da Roma Fiumicino in data 27 dicembre 2015, temperatura esterna 2°C e la sensazione che stai per vivere un sogno ad occhi aperti. Tre scali. Francoforte (con la neve e un’ora di ritardo sulla tabella di marcia). Vancouver (e la corsa per prendere la coincidenza). Los Angeles. L’atterraggio che prevede, alla nostra sinistra lo splendido panorama della scritta Hollywood sulle dolci colline californiane. Il sogno!!! Ancora adesso che lo scrivo ho i brividi. Ma la stanchezza ci ha vinto. Dall’aeroporto si va a letto. Dopotutto è più di 28 ore che siamo svegli. Tanto sarà la nostra tappa finale, quindi…
La mattina dopo partenza per il Grand Canyon.
28 DICEMBRE 2014
LAX Airport, ore 4.30: puntatina di circa due ore, tanto per non farsi mancare niente, al recupero bagagli di Air Canada. Il nostro trolley non si era imbarcato con noi a Vancouver! Recupero del mal tolto e pronti per l’imbarco.
Ore 6.30, l’alba su Los Angeles e la partenza per Phoenix, primo scalo e poi per Flagstaff, micro aereoporto che trasuda efficienza ed americanità appena atterri. Macchina a noleggio e via, dopo passa due giorni sugli aerei, a vivere il nostro sogno americano!
Strade interminabili, bordate di neve, che ci portano tra panorami incontaminati verso la nostra prima destinazione turistica in territorio americano: il Grand Canyon. I M M E N S O! Un cielo terso ci accoglie tra le pietre rosse del capolavoro dell’Arizona. Il vento teso e freddo ci gela fin dentro le ossa. Ma non ci si può fermare. Non si può non ammirare in ogni suo punto lo splendido ed inconfondibile taglio che l’orizzonte ha proprio di fronte ai nostri occhi e poi, giù giù, fino al Colorado River, una striscia limpida e cristallina che segue e percorre tutto il percorso dei canaloni. Troppo bello pure per essere vero. E l’infinita sensazione di piccolezza di fronte alla natura incontaminata di questa terra antica. Ma la fame inizia a farsi sentire. Un bel tacos è quello che ci vuole. Alle quattro del pomeriggio ma che importa, dobbiamo adattarci alle usanze locali! Il sole tramonta sul Grand Canyon, un altro giorno è passato e noi non possiamo fare altro che andarci a rifocillare. Una bella bistecca con patatine e Coca Cola al Big E Steakhouse di Tusayan e passa la stanchezza.
29 DICEMBRE 2014
Sveglia alle 3.00 del mattino. Ancora non siamo riusciti a capire il perchè ma presumo che, se mai scriveremo un libro di memorie, questo lo chiameremo “Ma non dormite mai? – AMERICA WEST COAST, 10 GIORNI in VEGLIA”. Colazione con pancakes, omelette ripiena di formaggio fuso, banana, yogurt, pancetta affumicata, caffè americano con latte in brick decisamente americani (la mucca che ochieggiava dal tetrapack è entrata nel mio bagaglio culturale sclazando prepotentemente lo Zio Sam!). Macchina congelata e -14°C.
Si parte alle 6.30 per vedere, by car, l’ultima parte del Grand Canyon. Per strada non c’è nessuno. La passeggiata verso lo Yaki Point sa tanto di Into The Wild, il vento freddo che ti sferza il viso, l’attenzione per l’attraversamento asini, il panorama e il regalo di aver visto branchi di alci.
Continuiamo costeggiando il Grand Canyon e fermandoci mano a mano che vediamo un punto interessante. Foto magnifiche con l’alba che ci saluta occhieggiando da dietro gli speroni rocciosi e via, partenza per la Monument Valley. Strade dritte ci portano fino a Cameron, villaggetto indiano che ancora conserva la sua stazione di posta, un ufficio postale moderno, un mega store di souvernirs e altro e la mitica stazione di rifornimento Texaco! Poi verso Tuba City, un quadrivio nel nulla. Kayenta città ai bordi della Monument Valley. Che si comincia a vedere e te che inizi a domandarti: dove sono gli indiani e le diligenze? Il cartellone molto americano ci saluta dicendoci Welcome to Utah.
I nostri piedi calpestano un altro stato americano e la sensazione di libertà ci pervade fin nell’intimo. Un gelato e un sandwich di tonno e carciofini nel Village Center e si parte per il tour con Dan, indiano Navajo che con la sua sobrietà e allegria ci guida nei meandri delle rocce, raccontandoci la sua storia di indiano in terra americana nel XXI secolo, e facendoci scoprire draghi, graffiti, scimmie e capi indiani. Con un po’ di fantasia alla Monument Valley puoi vedere di tutto. Purtroppo il nostro giro di due ore finisce così presto come è cominciato. Salutiamo Dan e ci appropinquiamo al Goulding’s Lodge per la notte. L’albergo dove ha soggiornato John Wayne mente girava Ombre Rosse è arroccato in una parte della Monument che garantisce una splendida visuale sulla distesa di fronte a noi. Uno spettacolo per gli occhi e per la mente. Cena che tanto per cambiare si basa sulla classica bisteccona da tre dita, patatine, insaltata, salsette, Coca Cola e il letto che ci attende assieme alla sua morbidezza.
30 DICEMBRE 2014
Indovinate? Tanto per cambiare sveglia alle 3.15. Doccia rapida e partenza alle 6.00, nel buio più totale. Destinazione Flagstaff. Il nostro volo per San Francisco con scalo a Phoenix ci attende. Non prima però di esserci scontrati con un coyote, aver visto le orme dei dinosauri e fermati al Meteor Crater. Una buca grandissima, risultato dell’impatto di un meteorite , che ha lasciato lunare il paesaggio circostante. E tu lì a pensare: come siamo infinitesamente piccoli rispetto all’Universo. Ma anche i piccoli devono pur mangiare. E allora via, sulla Route 66 fino al The Museum Club, localetto costruito nel 1937 dove servono il miglior hamburger del mondo. Condito dall’ospitalità della sig.ra Jane Bliss e dal suo essere così talmente anni ’70!
Lasciamo la città che ha dato i natali a Ted Danson con più di un’ora di ritardo rischiando di perdere anche l’aereo per San Francisco. Il perenne vento sulla Baia questa volta ci salva la vita. Dopo una corsa di 2km all’interno dell’aereporto di Phoenix, arrivati al gate, scopriamo, stanchi ma felici, che il volo partirà con un ritardo di un’ora. San Francisco già ti amo!
Dopo un volo in notturna arriviamo al San Francisco International alle 20.30. Il tempo di prendere un taxi, arrivare in hotel, mangiare qualcosa e a nanna. Domani è l’ultimo dell’anno. A San Francisco è festa grande!
31 DICEMBRE 2014
Iniziamo la giornata da tipici americani medi. Caffè e dolcetto da Starbucks! E un giro per il Financial District in tempo in tempo per vedere la sede della Wells Fargo, la banca delle diligenze, e riuscire a scorcere l’albero di Natale in Union Square, proprio davanti a Macy’s. Una puntatina a Mission Dolores, prima chiesa cattolica costruita a San Francisco e trasferimento al Golden Gate dove, io e papà, abbiamo dato il meglio della nostra pazzia con video, post e quant’altro che denotano la nostra irrefrenabile felicità (manco fossimo Albano e Romina!).
Passeggiatina sotto vento tra i tiranti rossi, la splendida visione di San Francisco e della Baia, Alcatraz e la Transamerica Tower che, per chi conosce Streghe, era sempre nella clip iniziale degli episodi. Dopo una rilassante passeggiata di 4km fino al presidio prendiamo il primo taxi per il mitico Pier 39.
Là sono i leoni marini ad attenderci. Tanti tanti tanti leoni marini, immensi nella loro adiposità che ci salutano con i loro richiami gutturali e nello sfondo la fortezza inaccessibile di Alcatraz. Staremo per caso vivendo un sogno? Nahhh, non credo. Anche perchè il pesce take away appena cotto tutto pareva fuorchè posticcio! Il Fisherman’s Wharf, i suoi profumi, la sua irrefrenabile animosità, i pescatori che ti vendono il loro lavoro, lì proprio sotto i tuoi occhi, la sfavillante luminosità dei raggi del sole sulla superficie dell’oceano. Ghirardelli e la sua stupenda piazzetta. I cable car. Il giro sulla baia dove arrivi a tanto così dall’entrare ad Alcatraz. La salinità del mare ispirata fin dentro il tuo essere. Un mondo ricco di possibilità. Che prevede pure il pranzo cinese a Chinatown! Un intero pollo cantonese e una sicura indigestione? Macchè, l’intero pollo c’era condita da tante altre pietanze, ma siamo stati divinamente bene!
Lombard Street e la sua impossibile discesa a tornanti e noi che scendiamo le ripide vie americane a zig-zag per salvaguardare quello che rimane delle nostre povere ginocchia. E l’attesa per il New Year’s Eve e i suoi fuochi sul Bay Bridge. L’attesa al Pier 39, imbacuccati fin sopra la testa. Saremo anche pronti a prendere le usanze locali ma sono comunque 13°C!
-3 -2 -1! Buon Anno anche dalla West Coast! I buoni propositi possono anche aspettare fino a domani, domani c’è Los Angeles. Domani vivo il sogno!!!
01 GENNAIO 2015
Non sto nella pelle! E la cosa si manifesta ampiamente quando, per andare all’aereporto, ci viene a prendere un mega macchinone dove puoi accavallare le gambe anche nei sedili posteriori. Siamo in America! E io sto vivendo il mio sogno americano. Il mio sogno fin da bambina. Los Angeles. Le sue palme. Le sue spiagge. Hollywood Boulevard. Venice e il Griffith Park. Non sto nella pelle. La vita è bella.
Atterriamo a LAX alle 12.30, il tempo di prendere la macchina a noleggio, fermarci in hotel, cambiare le cose pesanti e partiamo per il Griffith Park. La scritta di Hollywood ci attende, comprensiva di una fila interminabile per arrivarci. E’ il primo dell’anno e i losangelini sono tutti a fare jogging. Dietro front. Ci torneremo poi. Prossima meta Rodeo Drive. Passando per il Sunset Boulevard con i colori del tramonto proprio di fronte a noi. La magnificienza delle vetrine, la pulizia del parcheggio a pagamento (ma gratis per le prime due ore!) fanno capolino dovunque a Beverly Hills; assieme al Beverly Hills Hotel da dove Richard Gere e Julia Roberts battibeccavano nel classico Pretty Woman o dove, in tempi più recenti, si sentivano gli schiamazzi tra Elizabeth Taylor e Richard Burton in un insieme di amore e alcool. Tutto qui è magia.
Perfino le vetrine di Dolce & Gabbana: un tripudio di dolci (veri) italiani! E poi, e poi…il mito: Hollywood Boulevard by night! Giuro, e non me ne pento: sembravo pazza. Le stelle che ti salutano ad ogni passo. Le persone travestite da qualsiasi personaggio tu volessi per fare la foto di rito. Le impronte davanti al Chinese Theatre, e le persone che vedi dall’altro lato della strada, camminare a testa in giù, con gli occhi bassi, per vedere di che dimensioni fossero i piedi di Paul Newman o Sophia Loren. Il tizio che ti si mette a dipingere con il suo armamentario proprio sopra le placche di Elizabeth Taylor e Rock Hudson ne Il Gigante, e le tre volte che mi è toccato di ritornarci per vederli. Madame Tussaud. L’Hard Rock Cafè. Le luci. I suoni. La comunità ispanica che detiene il controllo dei bugigattoli di hotdog semai ti venisse fame. E le stelle. Tutte quelle stelle. Julie Andrews. Elizabeth Taylor. Sophia Loren. Donald Duck. Julianne Moore. Olivia Newton-John. John Travolta. Shakira. Eleanor Parker. Paul Newman. Vivien Leigh. E’ notte sull’Hollywood Boulevard. Una notte piena di stelle. E una di queste sono io.
02 GENNAIO 2015
Ci saluta l’alba quando partiamo per il nostro giro di location cinematografiche. Abbiamo deciso che Los Angeles vada vista e vissuta fino in fondo. E così sarà. La casa di Streghe. Quel bel bordeaux che si staglia sulla strada ancora vuota. Il legno e la vetrata che tanto mi ha fatto sognare da bambina. I Paramount Studios. E i Warner Studios, con la mitica cisterna dell’acqua che svetta su una LA ancora addormentata. La bella addormentata. Perchè questa città è bella, da togliere il fiato. Sunday, Monday…Happy Days, questi sono davvero Happy Days, e lì, di fronte a noi, casa Cunningham e il suo portico. Tutto qui è film, pellicola, sensazioni indescrivibili.
Neanche la scritta di Hollywood al Griffith Park riesce a togliermi di dosso la sensazione che stia sognando. Neanche la tangibile bruma (o forse è smog) che circonda la città in tutta la sua grandezza. Qui tutto è terribilmente gigante e, al tempo stesso, realmente vivibile. Come la lunghissima spiaggia di Venice con le sue palme, i suoi campi da basket, tennis, pallavolo e la sua pista da skateboard. E lì, davanti a te, l’Oceano. Un Pacifico mare che si presenta ai nostri occhi nella sua più bella veste. Mare, sole, spiaggia e la splendida impressone che, sì, la tua vita può diventare un sogno solamente schioccando le dita. E tra le note di La Bamba, uno sguardo al cartello Route 66. End of the Trail e il tramonto sul Santa Monica Pier. Un altro, bellissimo, giorno è finito, nel migliore dei modi.
03 GENNAIO 2015
Ultimo giorno a Los Angeles. La città degli Angeli è sempre più spettacolare. E ce ne rendiamo conto percorrendo la Pacific Highway direzione Malibu. Il costante pericolo tsunami non ha certo impedito ai californiani di spassarsela. File e file di casa sulla spiaggia. Loro sì che sanno cosa vuol dire vivere! E tenere un museo, aggiungo! Una visita a Villa Getty era impossibile non farla. Sarà la deformazione storica! Un museo che più bello non si può. Manufatti bellissimi e la wifi gratis come dovunque a LA.
Se sono stata a LA c’è un motivo: il cinema. Ho sempre adorato i film vecchi e le attrici e gli attori che hanno avuto il piacere e l’onere di scrivere tante bellissime bobine di pellicola. Due di queste sono state miti viventi: Elizabeth Taylor e Marilyn Monroe. Le loro tombe sono lo specchio di una semplicità che, spesso, non capiamo o non vediamo.
Come semplice è il Dolby Theatre. Ho calpestato anch’io quel palco, gli Oscar!!! Un cinema che sembra così grande in tv è invece piccolissimo dal vivo ma non riuscirò comunque mai a dimenticare il cremisi delle poltroncine e la superba sensazione di leggero capogiro che ho avuto quando anch’io sono salita su quel palco. Un sogno che si realizza!
Visitina rapida al Museo del Costume a Hollywood Boulevard e ultimo “annuso” del clima californiano all’ Hollywood Bowl, mega anfiteatro naturale, patria dei Sing-Along musicali.
04 GENNAIO 2015
Si riparte. Purtroppo. Volo alle 6.30 del mattino da LAX. Le partenze lasciano sempre il loro amaro in bocca, non c’è che dire. Abbiamo vissuto un sogno ed è stato bello finchè è durato. Non dimenticherò mai le persone che ho avuto il piacere di incontrare, quella sensazione di libertà che mi ha pervaso ad ogni passo, la complicità mai sopita con mio papà e la bellezza di certi tramonti e scorci. Il mondo era ai miei piedi. Camminavo nel mio centro. Fiduciosa nell’avvenire. Vivere, anche solo per dieci giorni, l’ebbrezza dell’America, respirando l’elettricità delle particelle nell’aria. Tutto era sogno. Tutto era perfetto. E non finirò mai di ringraziare mio papà per avermi accompagnato a braccetto nel mio sogno personale e mia mamma che ci ha permesso con la sua immensa disponibilità di partire per il viaggio perfetto!
America, I love you so…